PSICOLOGO
PSICOTERAPEUTA
Dott. Carlo Paone
UN PERCORSO PSICOLOGICO
Un percorso psicologico ha sempre un preciso movente: la paura!
Per tanto tempo, in cuor proprio, le persone sanno che le cose non vanno bene, ma resistono, cercano di non pensarci, finché non arrivano al punto in cui hanno veramente paura dei propri sintomi.
Perché ci si rende conto che non si può più andare avanti così; perché si rischia di ferire o perdere le persone care; perché si stanno compromettendo il lavoro e il futuro! In quel momento diventa valida l'affermazione dello psicanalista Lacan: l'analisi è un'opportunità per ripartire!
Due sono gli elementi in gioco in un percorso psicologico: il problema del paziente e la relazione con lo psicologo.
1) IL PROBLEMA DEL PAZIENTE E' IL SINTOMO.
L'ansia, il panico, la depressione, il matrimonio, il tradimento, il lavoro, la morte di un caro, etc.
In pratica sono i racconti, il contenuto, delle sedute: il modo in cui le persone vivono la propria situazione. Ma cosa si può fare per cambiare una situazione oggettiva, come appunto un lutto, la perdita del lavoro, eccetera?
E' vero alcune situazioni sono quello che sono, eppure non tutte le persone reagiscono ugualmente di fronte allo stesso evento, come mai? Perché la realtà è sempre interpretata in base IL MONDO INTERNO INCONSCIO.
Se non possiamo cambiare il mondo fuori di noi possiamo però attingere al nostro Mondo interno inconscio per affrontare meglio la situazione. INCONSCIO vuol dire che non siamo pienamente consapevoli di ciò che succede nella nostra mente.
Nel Mondo interno inconscio troviamo tante cose belle e che ci aiuteranno nella terapia, i sogni, i desideri, dei ricordi dolci. Purtroppo nell'inconscio si nascondo anche le paure, la rabbia, la tristezza. In alcuni casi, è proprio dentro di noi che vivono i maggiori ostacoli alla felicità piuttosto che nelle circostanze reali della vita. E' come se ci fossero delle "frasette fastidiose" che hanno il potere di scoraggiarci, di spingerci a stare male, fino a farci fallire nelle nostre intenzioni. Possiamo paragonare l'Inconscio ad un Teatro dentro di noi, con tanti personaggi che influenzano le azioni che compiamo nella vita reale.
Per questo in terapia istituisco la regola fondamentale per cui:
Non parliamo mai delle persone vere, per il semplice motivo che non le conosco, ma ci basta parlare delle persone e delle relazioni per come ce le ha in testa il paziente. Appunto, parliamo del MONDO INTERNO INCONSCIO.
Tuttavia accade una "magia": cambiando il Mondo interno inconscio, durante le sedute, la persona vede diversamente anche il Mondo reale. Potrebbe scoprire che le persone reali non sono come le raccontava, che avevano dei buoni motivi per avere quel particolare rapporto col paziente. Oppure, il paziente può trovare, avendolo sperimentato in seduta, il coraggio di cambiare la situazione della sua vita.
Lo PSICODRAMMA, in cui una persona mette in scena il proprio Mondo interno inconscio, è una tecnica potentissima per raggiungere questo obiettivo.
2) LA NOSTRA RELAZIONE PROFESSIONALE.
Durante le nostre sedute, come in tutte le relazioni umane, probabilmente sperimenteremo l'intera gamma delle emozioni primarie: felicità, rabbia, spavento, disgusto, sorpresa, tristezza (Eckman, 2008).
Ma il paziente non si concede di vivere spontaneamente tutte le emozioni. Negli anni ha imparato a reprimerne alcune, perché non aveva il permesso di sperimentarle, pena perdere l'affetto dei propri cari.
In alcune famiglie un po' "aristocratiche", per esempio, la felicità è un segno di esuberanza, di cui bisogna vergognarsi. Essere una brava ragazza significa essere delle belle bamboline di porcellana, sempre composte. Ecco che nascono i disturbi d'ansia, dove ansia è il nome che la ragazza innamorata dà inconsciamente alla nuova felicità.
In altre famiglie, molto "maschie", la tristezza e la paura sono negate. E così, il nostro giovane uomo che deve affrontare l'esame di laurea, oppure il capo a lavoro, vive come attacco di panico, le normali sensazioni e preoccupazioni che possono concedersi coloro che hanno avuto una base meno dura.
Avendo agito in un certo modo, per tanti anni, è sicuro che il paziente agirà ugualmente anche con lo psicologo. All'interno della nostra relazione professionale, però, non ci comporteremo come succede di solito. Invece cercheremo insieme di analizzare, grazie alla PSICOANALISI, quali emozioni sono attive fra di noi e perché e con quali trucchetti (i sintomi) il paziente cerca di gestirle. L'obiettivo è di poterle riconoscere, viverle insieme e anche canalizzarle in un comportamento utile:
- la rabbia, per esempio, è utile per mettere in atto un comportamento che porti a cambiare la situazione;
- la tristezza ci può indicare quali sono le cose che non ci piacciono proprio e che dobbiamo eliminare dalla nostra vita;
- sembrerà strano ma persino la felicità bisogna imparare a vivere, perché a volte essere felici significa sfidare una "antica maledizione" che viene dai nostri antenati, anatema secondo il quale per far parte del "clan-familiare" dobbiamo essere sempre austeri.
Questo tipo di rapporto emotivo, fra paziente e psicologo, si chiama TRANSFERT ed è un processo che si sviluppa spontaneamente, seduta dopo seduta. Possiamo dire che, laddove abbiamo definito i problemi raccontati dal paziente il contenuto delle sedute, il transfert è il contenitore, che permette l'analisi di questi problemi.
Transfert significa trasferire, perciò la magia del transfert è che se il paziente riesce a vivere delle emozioni in seduta, senza dover ricorrere ai sintomi, allora potrà farlo anche nella vita reale. Come dico spesso, infatti:
Tutto ciò che succede in piccolo fra di noi può succedere anche in grande fuori!